Chi è Mascellino?
La storia di Mascellino parte da un piccolo bar comprato nel lontano 1982. Poco dopo aver aperto l’attività, per ampliare l’offerta, decisi di acquistare anche delle macchine per preparare il gelato. Quando ho iniziato a fare il gelato non sapevo molte cose, ma mi sono appassionato. Da lì è nata ogni cosa, incluso l’amore per i dolci e la nostra famosa crostata.
Come sei arrivato alla grande produzione e come nasce la crostata?
Per caso. Dopo un anno dall’inizio della mia produzione, un altro bar mi chiese il gelato d’asporto per iniziare a venderlo nella propria attività. In quell’istante mi si accese una lampadina in testa: “E se iniziassi una produzione rivolta anche a terzi?”. Ho fatto questa prova cominciando a proporre i miei prodotti ad altri esercenti che, insieme al gelato, avevano anche necessità di coni. Il mio fare da piccolo imprenditore, continuava a farmi sviluppare altre idee e mi dava lo stimolo per potere aumentare il business: osservavo con particolare attenzione quello che gli altri facevano ed è in questo modo che ho incontrato un vecchio pasticcere di Bracciano che apprezzava il mio entusiasmo nel fare il gelato. Mi chiese se volessi prendere qualche lezione di pasticceria da lui, logicamente ho accettato subito. Con lui ho imparato la preparazione di alcune creme e della pasta frolla, la base di uno dei nostri prodotti di maggior successo, la crostata.
Strada facendo ho fatto qualche modifica alle ricette e, come per con il gelato, ho iniziato a proporre la vendita della mia crostata anche ad altri esercenti. Attualmente riusciamo a fare circa 20 gusti di crostata. Abbiamo inoltre lavorato sulla forma: tutte le crostate sono tonde, la nostra è rettangolare. La fatica per arrivare a questa forma è stata tanta, la forma rotonda è più facile da realizzare. Ho voluto fare la crostata rettangolare, perché così facendo i tranci la rendono immediatamente riconoscibile. C’è chi ha cercato di imitarci, ma senza riuscirci.
Come stai gestendo la situazione COVID?
Come in tutte le difficoltà nella vita, mi sono dato da fare. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto il meglio che potevamo. Gestire il locale in questa situazione non è stato semplice, ma abbiamo messo in sicurezza il locale. Anche se oggi, dopo un anno, mi rendo conto di essere stanco.
Com’è il rapporto con la clientela?
Nel complesso è molto buono. In 43 anni di attività, solo una volta mi è capitato di chiedere a qualcuno di accomodarsi fuori dal mio locale, ma nella maggior parte dei casi si risolve tutto con la diplomazia.
Il tuo dolce preferito? E quello che ti piace di più fare?
Non ho un dolce preferito. Non lo è neanche la crostata, a me la crostata piace farla. Gelato e crostata sono i due prodotti che mai mi stancherei di fare. Se parliamo di gusti, a me piace tutto quello che esalta, tutto quello che è eccellente. Il mio gelato al cioccolato, ad esempio, va al di là del semplice “gelato”, è un dolce.
Il momento di più soddisfacente del tuo percorso da imprenditore? E quello più difficile?
Quello più difficile è stato quando ho comprato dei locali e, per via di alcuni problemi pregressi, mi trovai in difficoltà. Non sapevo come fare. Avevo investito molti soldi e acquistato già diversi macchinari. Ne sono uscito con l’incoraggiamento di mia madre che aveva intuito che c’era qualcosa che non andava. Mi diede un buon consigliò e così riuscii a cavarmela. Invece, il mio momento più gratificante è stato quando, da sempre in affitto, sono riuscito a comprare il mio locale storico.
Come vedi la tua attività tra 10 anni?
In mano ai miei figli, ai quali ancora do consigli, ma non mi voglio illudere: il COVID, ad esempio, chi se lo aspettava? Una volta si poteva sognare, prima della pandemia avevamo progettato di investire su un locale, ma oggi abbiamo dovuto ridimensionare tutto.
Ci dai la ricetta della tua crostata?
La ricetta te la potrei anche dare, sono tanti i clienti che me l’hanno chiesta, ma ti lascio con una domanda: se io volessi fare la Gioconda, mi basterebbero i colori, i pennelli e le tele di Leonardo? Non credo, dentro ogni prodotto c’è sempre l’estro di chi lo produce e che lo distingue.