Gocce di Cianuro / 5
C’è chi i talenti li nasconde e chi li fa fruttare. Roma li spreca. La città più dotata in assoluto per diventare la capitale morale e ideale d’Europa sta rinunciando al proprio ruolo e sprofonda nella banalità di problemi che altre città hanno brillantemente risolto.
Le città europee sono in gara per inserirsi in una classifica virtuale della vivibilità e dell’efficienza. Non è una giuria a decretare il primato di questa o di quella, ma la logica dei fatti. E là dove si vive meglio trovano collocazione le nuove iniziative istituzionali, economiche e culturali che possono scegliere liberamente la loro sede.
I criteri di scelta sono concreti. Si basano infatti sulla presenza di servizi che determinano in parte almeno l’economicità delle loro attività e dànno la preferenza alle città che hanno sentito per tempo la loro vocazione europea e si sono adeguate. Rispetto ai servizi ha persino meno importanza la collocazione geografica. Conta piuttosto la loro efficienza sul piano delle strutture urbane e della qualità complessiva della vita che offrono. Su queste basi , città “banali” con scarso fascino e modesta notorietà, sono diventate punti di riferimento importanti sul piano economico, conquistando spazi che difficilmente potranno essere in futuro riconquistati da competitori partiti in grave ritardo.
Roma, ancora una volta e nel perfetto stile italiano, sta “sprecando” se stessa. Dotata di qualità potenziali insuperabili per acquisire posizioni di primato nei confronti di tutte le altre città europee, rischia di rimanere solo la sede storica del trattato che ha istituito l’Europa e nulla di più. Una città in contemplazione delle sue glorie ormai polverose, che vive una gestione minimale del suo presente e senza una forte progettualità per il futuro non può avere ambizioni europee.
Problemi comuni a tutte le metropoli del mondo e spesso risolti con esiti più che soddisfacenti, nella nostra amatissima città diventano ostacoli ciclopici, situazioni senza controllo, fatalità catastrofiche. Occasioni irripetibili, come quella del prossimo Giubileo, si trasformano in una banale cantieristica per il restauro di facciate, per l’accesso ad un parcheggio e per un aumento indiscriminato dell’abusivismo.
Roma è quindi in uno stato di catalessi che prelude al coma, senza che si veda il benché straccio di progetto di città .
Con la cultura politica quotidiana di basso profilo, attenta solo agli equilibri momentanei, ai nefasti giochi di potere o all’occupazione di poltrone di prima fila, non si esce da una situazione che porterà inevitabilmente alla consunzione del sistema cittadino. Solo con scelte coraggiose, rischiose sul piano elettorale, corrette sul piano culturale, fortemente motivate e condotte con fermezza e continuità sino al raggiungimento effettivo dei risultati, Roma può ritrovare se stessa e giocare tutte le sue carte vincenti. Ed è possibile solo con un progetto globale, nel quale abbiano la prevalenza gli interessi del singolo cittadino piuttosto che i metri cubi di cemento inquinante. Senza una visione alta avremo una Roma sempre più grigia. Non solo per la banalità delle soluzioni via via adottate ma soprattutto per la progressiva angoscia che attanaglierà chi è costretto a viverci. E come si sa, l’angoscia è quasi peggio della fame.
Franco Gioacchini