Sulle domande che arriveranno da lunedì 15 giugno scatterà subito solo una verifica di coerenza per i dati di codice fiscale e Iban
Nessun controllo preventivo di merito. Le richieste di accesso al fondo perduto saranno prima liquidate dall’agenzia delle Entrate e poi sottoposte a verifica. «In questo modo puntiamo a perseguire i tre obiettivi prefissati: semplicità della domanda, velocità nei tempi di accredito e fiducia nei contribuenti», secondo quanto spiega al Sole 24 Ore Raffaele Russo, un passato recente all’Ocse e ora nel gabinetto del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.
Tutto viaggerà telematicamente sui canali messi a punto in circa tre settimane da Sogei, sfruttando Entratel e la porta di accesso della fattura e degli scontrini elettronici («Fatture e corrispettivi» accessibile dal sito delle Entrate). La partenza dell’operazione fondo perduto è stata fissata per il pomeriggio di lunedì 15 giugno, come previsto dal provvedimento delle Entrate firmato dal direttore Ruffini nella tarda serata di mercoledì 10 giugno. «Non sarà assolutamente un click day», ci tiene a precisare Russo. Sul fondo perduto sono stati appostati oltre 6 miliardi di euro per far fronte alle richieste delle partite Iva (professionisti esclusi al momento) che non superano i 5 milioni di ricavi nel 2019 e che hanno avuto fatturati e corrispettivi ad aprile 2020 inferiori di almeno due terzi rispetto ad aprile 2019. Il canale potrà accogliere le domande fino al 13 agosto e addirittura fino al 24 agosto per gli eredi che continuano l’attività economica del titolare defunto.
Questo però non significa che bisognerà attendere due mesi per i primi ristori. «Dal momento dell’istanza all’accredito in conto corrente sull’Iban indicato dal contribuente passeranno all’incirca 10 giorni lavorativi», spiega Russo. Questo perché dopo l’invio della richiesta – anche tramite intermediari abilitati – «saranno effettuati solo controlli di coerenza, che consistono tra gli altri nel riscontro delle codice fiscale del dichiarante e della correttezza dell’Iban indicato» fa notare il consigliere del ministro Gualtieri. Sull’Iban, ossia un dato che nonostante la Superanagrafe dei conti correnti non è conosciuto né conoscibile dal Fisco, l’incrocio del codice indicato per far confluire il bonifico delle Entrate e l’effettiva appartenenza al contribuente sarà effettuato con il supporto di PagoPa. Non saranno, infatti, ammessi accrediti sul conto corrente dell’intermediario.
Una scelta voluta quella di semplificare e ridurre in una sola pagina (il quadro A per i dati antimafia va compilato solo nelle remote ipotesi di un contributo spettante oltre 150mila euro) il modello di domanda. Proprio nell’ottica della fiducia da accordare al contribuente e agli intermediari da cui saranno assistiti «i controlli di merito e la caccia a chi punta alla frode e non all’aiuto saranno effettuati – rimarca Russo – dall’agenzia delle Entrate solo dopo il pagamento attraverso la collaborazione con la Guardia di Finanza. Con la verifica incrociata dei dati già incamerati in Anagrafe tributaria con la fattura elettronica, gli scontrini telematici e le liquidazioni periodiche dell’Iva».
Non solo, perché come richiede la norma del decreto rilancio ci saranno anche i controlli antimafia. Le linee guida su questo punto sono indicate nel protocollo sottoscritto e messo a punto dai ministri Lamorgese e Gualtieri e il direttore delle Entrate Ruffini. Il protocollo prevede, tra l’altro, che l’Agenzia richieda successivamente la comunicazione antimafia anche sotto i 150mila euro per un campione di istanze in base al rischio e al beneficio accordato.
possibile ampliamento della platea dei beneficiari Russo sottolinea che «il Parlamento è sovrano». Alla Camera, dove è in discussione in prima lettura la conversione del decreto rilancio, la spinta per l’estensione dell’aiuto (che sarà di 1.000 euro minimi per le persone fisiche e 2mila per le società) ai professionisti è bipartisan: sia la maggioranza che l’opposizione chiedono al Governo di non dimenticare i professionisti sia iscritti a Ordini che freelance che versano i contributi all’Inps. Una partita che entrerà nel vivo la prossima settimana con il voto in commissione Bilancio.