Salta il bonus ristoranti, quello con il rimborso al cliente del 20% del conto, che doveva allargarsi anche ai mobili e all’abbigliamento. Entra la fiscalità di vantaggio per il Sud, cioè il taglio dei contributi per le aziende che assumono nel Mezzogiorno. Mentre, come previsto, il blocco dei licenziamenti diventa mobile: la data di scadenza non è più uguale per tutti ma arriva caso per caso, quando la singola azienda ha esaurito le 18 settimane di cassa integrazione a disposizione.
L’ennesimo vertice politico sembra aver sciolto i nodi del decreto legge agosto, il pacchetto da 25 miliardi di euro che oggi dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri. Qualche dubbio e qualche tensione ancora c’è. Ma il grosso del testo sembra definito.
Sul blocco dei licenziamenti la soluzione resta quella trovata mercoledì sera. Il Movimento 5 Stelle chiedeva una proroga a fine dell’anno, il Pd fino al 15 ottobre. La via d’uscita è il blocco mobile: le aziende che possono ancora usare una parte delle 18 settimane di cassa integrazione non possono licenziare; quelle che le 18 settimane le hanno finite, invece sì. Il blocco scadrà, a seconda di quando le singole aziende hanno iniziato a usare la cassa, tra il 17 novembre e il 31 dicembre.
Con il vantaggio, non secondario, di spalmare su più settimane l’eventuale ondata di licenziamenti che altrimenti sarebbe potuta arrivare in un colpo solo, con tutte le conseguenze anche politiche del caso. E con un dettaglio sfuggito ai più, anche nel dibattito di questi giorni. La disputa sulla scadenza del blocco riguarda solo i licenziamenti individuali, per quelli collettivi resta il divieto fino a fine anno.
La new entry è il pacchetto di incentivi per le assunzioni al Sud proposte dal ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano. Le aziende del Sud che a partire dal primo ottobre assumeranno con un contratto stabile o stabilizzeranno un precario, avranno un taglio dei contributi del 30%. Per quest’tanno ci sono un miliardo e 200 milioni, per il prossimo 4 miliardi. Nelle intenzioni dovrebbe essere una misura stabile e per i prossimi anni l’idea è di pescare dal Recovery plan dell’Unione europea. Il miliardo del pacchetto Sud viene recuperato facendo saltare il bonus ristoranti proposto dal Movimento 5 Stelle.
Insistono i due vice ministri M5S che l’avevano proposto, Stefano Buffagni e Laura Castelli, insieme ad Alessia Morani (Pd) che voleva allargarlo ai mobili e all’abbigliamento. Ma non sembrano esserci margini. Restano, invece, l’incentivo fiscale per i ristoratori che acquistano prodotti del made in Italy e il contributo a fondo perduto per i commercianti dei centri storici delle città capoluogo turistiche. Confermato anche lo slittamento dell’acconto di novembre per le tasse di professionisti e autonomi.