Non tutte le pandemie vengono per nuocere, o meglio: le pandemie non nuocciono a tutti nella stessa maniera. Basta guardare i dati dell’agroalimentare italiano per capirlo. Nell’anno stravolto dal coronavirus, non solo il settore tiene, ma anzi rilancia, soprattutto grazie all’export che, verso alcuni mercati, cresce anche a due cifre. La tendenza positiva si evince da un’elaborazione per TuttoFood, la rassegna internazionale del settore di FieraMilano in programma dal 17 al 20 maggio 2021, dei dati Istat Coeweb sul mercato dei prodotti agricoli e alimentari.
I numeri dicono che nei primi sei mesi del 2020 l’export Food and Beverage (F&B) italiano è stato pari a oltre 22 miliardi di euro, in crescita del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2019. In testa – con un valore di 13,7 miliardi e un incremento del +5,4% in un anno – ci sono le esportazioni di prodotti alimentari, seguite da quelle dell’agricoltura con 3 miliardi e una crescita del +1,8%.
In particolare si registra il boom di export dei prodotti da forno con 2,3 miliardi di euro di valore e una crescita del 15,6%. Seguono frutta e ortaggi lavorati e conservati, che esportano per 1,9 miliardi registrando un incremento del 6%, e i prodotti delle industrie lattiero-casearie con 1,8 miliardi, +0,8%.
E quali sono i maggiori mercati di destinazione? Si segnalano in maggior crescita il Giappone con +16,9%, la Cina a +13,7% e l’Oceania (+8%). Bene anche mercati storici. Nel primo semestre del 2020 l’export verso l’Unione europea a 27 Stati (senza il Regno Unito) ha sfiorato i 12,5 miliardi di euro, mentre quello verso il resto del mondo vale 9,6 miliardi.
Tra i territori italiani che hanno contributo di più all’export in testa c’è l’Emilia-Romagna, con oltre 4 miliardi, mentre completano il podio quasi a pari merito Veneto e Lombardia, che hanno esportato per 3,43 e 3,42 miliardi rispettivamente. Segue il Piemonte con circa 3 miliardi. Poi la Campania con quasi 2 miliardi di euro, la Toscana (1,26) e il Trentino-Alto Adige (1,16).